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4 Maggio 2022 Stralci da una conversazione sui nostri corpi

 

Ho chiesto a Ela di tagliarmi i capelli e mi ha proposto di andare da lei prima della lezione di sociologia. Verso le 14 arrivo a casa sua con Carlo e Bea. Mentre noi quattro mangiamo un po’ di hummus che Ela ci ha offerto arrivano Dani e Ale, anche lui deve farsi tagliare i capelli da Ela. Siamo seduti allo stesso tavolo a cui eravamo seduti a mangiare la pizza la sera prima ma l’atmosfera è diversa. Ora il sole filtra dalle finestre e illumina la stanza mentre le voci dei bambini che giocano nel campo sottostante si mescolano alla playlist che Ela ha messo di sottofondo. Inizia a tagliarmi lentamente i capelli e a parlare del suo corpo. Premo il tasto ‘registra’ sulle note vocali del mio iPhone, perché è il corpo, oggi, che ci interessa. “Da piccola vivevo super male la mia forma fisica perché non mi piaceva. Ho avuto una crescita molto rapida che mi ha portata ad avere un corpo diverso rispetto a quello delle mie coetanee che erano più piccoline e mingherline, magroline insomma. Mi sentivo in difetto perché non ero come loro. Io ho un’immagine di me stessa che non è uguale a quella che hanno le persone intorno a me.” Dico che mi rendo conto che i momenti in cui sono più insicuro rispetto al mio fisico sono quelli in cui sono già insicuro per altre cose. “Magari va male l’università, mi sento non bravo, non all’altezza e comincio a vivermi male anche il mio corpo e il mio aspetto.” Con un po’ di timidezza interviene Dani. “Se sto bene non ho nemmeno il tempo, l’energia o la voglia per pensare a come gli altri mi percepiscono o come mi vedo io. Ma quando le altre cose intorno a me non stanno andando come vorrei, mi sento in difetto anche fisicamente.” Interviene Ale per la prima volta. “Io non ho mai sentito tanto questa roba di sentirmi più o meno sicuro di me stesso a seconda della presenza di altre persone. Alla fine so che ho le mie insicurezze ma non ci soffro mai troppo.” Concordiamo sul fatto che il nostro aspetto esteriore è un biglietto da visita per la nostra perso- na e allora chiedo se questo causi loro ansia. Dani: “A me non mette ansia perché è una di quelle cose che posso controllare.” Ela: “E se non riesci a controllarlo? Non so, io ho l’impressione di non riuscire a controllare come le altre persone mi percepiscono.” Ale: “Invece puoi. Se ti senti bello e sereno hai un aspetto diverso rispetto a quando non ti senti bello e sereno anche se hai la stessa faccia e sei vestito allo stesso modo. Credo che le energie che emani, se sono aperte, se sono chiuse, le persone lo colgono incosapevolmente.” Per la prima volta interviene anche Carlo: “Sentirsi belli può cambiare il modo in cui esci di casa. E nel momento in cui approcci le persone magari questa cosa traspare.” Ale, ride sornione: “Se piaci a te stesso, piaci anche agli altri.” Ela nel frattempo finisce di tagliarmi i capelli. Mi guardo allo specchio e ci metto un po’ ad abituarmi al nuovo aspetto. Però a tutti i presenti piacciono. La calma che si era creata viene meno e Bea, che si era addormentata sul divano, si risveglia. Inizia a parlare di sé e del rapporto col suo corpo in maniera totalmente libera e onesta. Non l’ho mai vista così trasparente. In poco tempo si crea una bolla in cui lei è al centro. “Uscire di casa mi crea ansia. Ci sono periodi dell’anno in cui sto peggio rispetto ad altri, però non ci sono mai stati momenti in cui questa cosa non c’era. L’idea di tornare dove sono stata quest’estate e che le persone che ho visto mi rivedano a distanza di sei mesi mi fa soffrire. Un sacco di momenti sociali sono andati a quel paese e continuano ad andare a quel paese. Anche andare a Berlino, anche al KIT KAT con tutto quel tipo di situazioni in cui il corpo è usato anche per esprimere un determinato modo di essere - non ce la faccio. Io non penso che la mia personalità corrisponda al mio corpo. Penso proprio, e questo lo pensavo anche da bambina, che quello che ho dentro non dovrebbe stare in questo corpo. Mi sento limitata a livello fisico perché non mi riconosco e a livello caratteriale perché in parte il mio fisico limita il mio carattere. Da quando ho iniziato l’università ho iniziato a pensare ‘voglio risolvere questa cosa’. È stato un momento in cui sono entrata in rapporto con tante persone contemporaneamente e le cose simili che proviamo mi hanno fatto sentire che non sono l’unica e soprattutto mi hanno dato la forza di parlarne. Mi sono detta ‘Ma io perderei chissà quante occasioni perché penso di non meritarmi di vivere la felicità di quei momenti?’ Io che nella vita ho l’ansia del tempo, ho voglia di vivere intensamente, poi in realtà sono la prima che si gambizza da sola. Ora mi approccio a questa cosa con rabbia. Voglio risolverla, o quantomeno affrontarla e non subirla e basta. Sono stanca e spero che questo mi aiuti a spezzare lo schema. Un po’ spero in questo.”

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Art direction & Photography: Gabriela Isabel Pizzol
Styling Camilla Bracco
Production Giuditta Cipolla
Beauty Irene Celeghin
Models Lorenzo Caporin, Anna Frezza, Aster Toniolo Lozzi
Text Lorenzo De Angelis

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